Cerca nel blog

venerdì 29 aprile 2011



Nun je da retta Roma che t’hanno cojonato
'Sto morto a pennolone è morto suicidato
Se invece poi te dicheno che un morto sé ammazzato
Allora è segno certo che l’hanno assassinato

Vojo cantà così fior de prato...

Che fai nun me risponni me canti 'no stornello
lo vedi chi è er padrone insorgi via er cortello

Vojo canta così fiorin fiorello...

Annamo daje Roma chi se fa pecorone
Er lupo se lo magna abbasta uno scossone

Vojo cantà, vabbè, fior de limone...

E’ inutile che provochi a me nun me ce freghi
La gatta presciolosa fece li fiji ciechi
Sei troppo sbaraglione co te nun me ce metto
Io batto n’artra strada io ciò pazienza aspetto

Vojo canta così fior de rughetto...

Gigi Proietti: Nun je da retta Roma

domenica 17 aprile 2011

Un regalo della mia amica Clara


Così finisce una storia d'amore

la lettera diventa un'opera d'arte


<B>Così finisce una storia d'amore<br>la lettera diventa un'opera d'arte</B>
Lo schema di una delle lettere
elaborate da Sophie Calle
di CONCITA DE GREGORIO
  Le ultime quattro parole. "Abbi cura di te".

"Take care of yourself, prenez soin de vous, cuidate mucho". È qui, è sull'incongruenza emotiva di una frase che ha le sembianze di una premura - non si può respingere un invito così, eppure non si può accettare se allegato al dolore dell'addio - che Sophie Calle costruisce la sua opera d'arte.  

 La redattrice di parole crociate ne fa un fenomenale cruciverba: memorabili le definizioni di "benefico", "irrimediabile", "amante". Per centinaia di pagine si avvicendano l'esperta di letteratura comparata e la sociologa (ne fa un saggio: "L'esacerbarsi dell'amore eterosessuale in Occidente"), la storica e la giocatrice di scacchi ("Il re nero perde: analisi della partita"). La latinista traduce: "Ego quidem voluissem res alio vertere. Cura ut valeas". Dunque in latino la frase omicida si dice così: cura ut valeas. L'architetto di interni ne fa mille copie da distribuire agli ospiti in visita, le impila in un contenitore, la contabile la trasforma in un bilancio economico del dare e dell'avere in amore. La maestra di ikebana due composizioni floreali, la madre una lettera alla figlia: "Amore mio, si lascia e si è lasciati, è questo il nome del gioco. Sono sicura che anche questo sarà per te fonte d'ispirazione artistica. Mi sbaglio?". 

Menuhin - Cesar Franck Sonata Mov 1 Probabile musica ispiratrice della "recherche" proustiana

lunedì 11 aprile 2011

Se  volessi  scegliere  un simbolo augurale per  l'affacciarsi  al nuovo  millennio, sceglierei questo:l'agile  salto improvviso del poeta-filosofo che  si solleva sulla  pesantezza  del mondo,dimostrando che la  sua  gravità contiene  il segreto della  leggerezza,mentre quella che molti credono essere la  vitalità dei tempi rumorosa,aggressiva,scalpitante e rombante,appartiene al regno  della morte,come un cimitero d'automobili arrugginite.


Italo Calvino ,Lezioni  americane p.16

lunedì 4 aprile 2011

Al lavoro,cervello mio

HAMLET:
To be, or not to be: that is the question:
Whether 'tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them? To die: to sleep;
No more; and by a sleep to say we end
The heart-ache and the thousand natural shocks
That flesh is heir to, 'tis a consummation
Devoutly to be wish'd. To die, to sleep;
To sleep: perchance to dream: ay, there's the rub;
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled off this mortal coil,
Must give us pause: there's the respect
That makes calamity of so long life;
For who would bear the whips and scorns of time,
The oppressor's wrong, the proud man's contumely,
The pangs of despised love, the law's delay,
The insolence of office and the spurns
That patient merit of the unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin? who would fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death,
The undiscover'd country from whose bourn
No traveller returns, puzzles the will
And makes us rather bear those ills we have
Than fly to others that we know not of?
Thus conscience does make cowards of us all;
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o'er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pith and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action.--Soft you now!
The fair Ophelia! Nymph, in thy orisons
Be all my sins remember'd.