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sabato 27 luglio 2013

un petit beau film



LE PETIT TAILLEUR è un piccolo film che diventerà grande

Le petit tailleur“, di Louis Garrel. Con Léa Seydoux e Arthur Igual. Durata: 44 min. Bianco e nero. Francia 2010. Esce in Francia il 6 ottobre.
Un piccolo mélo alla Matarazzo ma griffato Nouvelle-Nouvelle Vague. Louis Garrel, l’attore più cool del cinema francese, diventa regista e ci dà “une belle histoire d’amour”. Con sorpresa finale
Valutazione: 77/100
Ci vorrà un miracolo della distribuzione perché lo si possa vedere da noi. Vi pare che nell’Italia dei cinepanettoni e delle multisale popcorn ci sia spazio per un cortometraggio di 45 minuti in bianco e nero? Aspettando che a cineLourdes facciano la grazia, proviamo a parlarne. In fondo non è poi così clandestino, “Le petit tailleur”. L’hanno  presentato alla “Quinzaine” di Cannes 2010 e, pochi giorni fa, al Festival di Parigi. Sono riuscito a vederlo perfino io, che non sono stato né a Cannes né a Parigi, grazie alla benemerita rassegna “Cannes e dintorni” qui a Milano. In ogni caso, potete sempre programmare un viaggio in Francia intorno al 6 ottobre, data di uscita del film da quelle parti. Paris, Côte d’Azur o Bretagna hanno sempre il loro fascino in autunno, e potrete anche beccare “Le petit tailleur” in qualche sala.
Dite che non vale la pena per un cortometraggio? Diretto da un regista esordiente poi? Sì, però l’esordiente si chiama Louis Garrel, non proprio il signor nessuno, trattandosi dell’attore più cool del cinema francese d’aujourd’hui (anche se io gli preferisco Romain Duris, ma questa è un’altra storia). Louis, voluto e lanciato da Bertolucci in “The Dreamers”, è un predestinato: papà maestro del cinema (Philippe G.), infanzia adolescenza e giovinezza in mezzo al meglio del cinema francese, non bastasse, si ritrova una faccia da bellimbusto intelligente e un corpo da modello che ne fanno il perfetto sex symbol sia di sciampiste che di frementi e tormentate  intellettuali. Ma in “Le petit tailleur” sta solo dietro la macchina da presa, avendo resistito alla tentazione narcisa di mettersi anche davanti, il che rende onore al ragazzo. Bisogna riconoscere che se la cava piuttosto bene, e anche il vezzo del bianco e nero glielo si perdona subito: bisogna pure omaggiare la Nouvelle Vague no? Cresci a Garrel padre, Godard, Truffaut e vai a girare il tuo primo film in un volgare e sgargiante colore ultrapop? Siamo sulla Rive Gauche, mica a Bollywood.
Léa Seydoux in una scena del film
Il rischio di un film così è lo snobismo. Invece no, “Le petit tailleur” si fa amare per il tono lieve e crepuscolare e per come introduce il suo protagonista, Arthur, ragazzo di bottega di Albert, un vecchio sarto ebreo in procinto di lasciare questa valle di lacrime che vede in lui il talentuoso, possibile erede del suo atelier e della sua sapienza artigianale. Ma Arthur una sera conosce Suzanne, attrice di teatro, è reciproco coup de foudre. Decide di lasciare l’atelier e di seguirla.
No spoiler, ci mancherebbe. Diciamo solo che è l’eterna storia, molto mélo anni Cinquanta, del povero proletario irretito dalla stronza borghese che se lo usa e lo rigira per ingelosire il suo fidanzato, stronzo e borghese quanto e più di lei. Fotoromanzo, però griffato Nouvelle-Nouvelle Vague. Abbastanza adorabile, a conti fatti.
Louis Garrel, regista di "Le petit tailleur"
Tutto molto ben girato, con solo un minimo di supponenza parisienne (te ne aspetteresti di più da un unto del Signore come Garrel). Qua e là un po’ scolastico, ma siamo al primo film, si perdona. I due protagonisti recitano come respirano. Arthur Igual ha la faccia del vero sfigato, quindi è perfetto. Lei è, semplicemente, Léa Seydoux. L’icona del nuovissimo cinema francese. Ma finiamola qui per ora, Léa si merita un ritratto tutto per sé su questo blog. Intanto dico solo che da quando l’ho vista in “La belle personne” di Christophe Honoré ho perso, cineparlando, la testa per lei. Anche in “Le petit tailleur” non delude. Soprattutto quando si spoglia per indossare l’abitino che Arthur le ha cucito dopo averle preso le misure a letto (è una delle scene migliori). L’abito è stato disegnato da Karl Lagerfeld, una carineria del maestro di casa Chanel per il giovane amico Louis.
IL TRAILER
SCENE RUBATE
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