LE PETIT TAILLEUR è un piccolo film che diventerà grande
“Le petit tailleur“, di Louis Garrel. Con Léa Seydoux e Arthur Igual. Durata: 44 min. Bianco e nero. Francia 2010. Esce in Francia il 6 ottobre.
Valutazione: 77/100
Ci vorrà un miracolo della distribuzione perché lo si possa vedere da noi. Vi pare che nell’Italia dei cinepanettoni e delle multisale popcorn ci sia spazio per un cortometraggio di 45 minuti in bianco e nero? Aspettando che a cineLourdes facciano la grazia, proviamo a parlarne. In fondo non è poi così clandestino, “Le petit tailleur”. L’hanno presentato alla “Quinzaine” di Cannes 2010 e, pochi giorni fa, al Festival di Parigi. Sono riuscito a vederlo perfino io, che non sono stato né a Cannes né a Parigi, grazie alla benemerita rassegna “Cannes e dintorni” qui a Milano. In ogni caso, potete sempre programmare un viaggio in Francia intorno al 6 ottobre, data di uscita del film da quelle parti. Paris, Côte d’Azur o Bretagna hanno sempre il loro fascino in autunno, e potrete anche beccare “Le petit tailleur” in qualche sala.
Il rischio di un film così è lo snobismo. Invece no, “Le petit tailleur” si fa amare per il tono lieve e crepuscolare e per come introduce il suo protagonista, Arthur, ragazzo di bottega di Albert, un vecchio sarto ebreo in procinto di lasciare questa valle di lacrime che vede in lui il talentuoso, possibile erede del suo atelier e della sua sapienza artigianale. Ma Arthur una sera conosce Suzanne, attrice di teatro, è reciproco coup de foudre. Decide di lasciare l’atelier e di seguirla.
No spoiler, ci mancherebbe. Diciamo solo che è l’eterna storia, molto mélo anni Cinquanta, del povero proletario irretito dalla stronza borghese che se lo usa e lo rigira per ingelosire il suo fidanzato, stronzo e borghese quanto e più di lei. Fotoromanzo, però griffato Nouvelle-Nouvelle Vague. Abbastanza adorabile, a conti fatti.
Tutto molto ben girato, con solo un minimo di supponenza parisienne (te ne aspetteresti di più da un unto del Signore come Garrel). Qua e là un po’ scolastico, ma siamo al primo film, si perdona. I due protagonisti recitano come respirano. Arthur Igual ha la faccia del vero sfigato, quindi è perfetto. Lei è, semplicemente, Léa Seydoux. L’icona del nuovissimo cinema francese. Ma finiamola qui per ora, Léa si merita un ritratto tutto per sé su questo blog. Intanto dico solo che da quando l’ho vista in “La belle personne” di Christophe Honoré ho perso, cineparlando, la testa per lei. Anche in “Le petit tailleur” non delude. Soprattutto quando si spoglia per indossare l’abitino che Arthur le ha cucito dopo averle preso le misure a letto (è una delle scene migliori). L’abito è stato disegnato da Karl Lagerfeld, una carineria del maestro di casa Chanel per il giovane amico Louis.
IL TRAILER
SCENE RUBATE
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